sabato 4 aprile 2009

Il potere (il gingillo del cardinale)

L'altra sera stavo partecipando a questo gala di politici nella Reggia di Caserta. I coglioni avevano invitato Max Pezzali, ma anche gli 883, combinando un gran casino, si facevano dispetti come innamorati separati, si mandavano a dire cose tramite La Russa che era vestito da cameriera per via di una scommessa fallita con Fini: "vuoi vedere che entro un paio di anni il Berlusca ci compra anche il partito? dici di no? vogliamo fare una scommessa?". La serata ormai era una merda ma poi Manuela Arcuri mi fa capire che nelle segrete c'era qualcosa di interessante, quindi prendo una torica e scendo accompagnandola.

C'ero io, il cardinal Ruini, la Pivetti, la Manuela, e si faceva un'orgia. Mentre si trombicchiava così tra una botta di coca e un campari e vodka mescolato, in un raptus di filosofico chiedo al Cardinale cosa ne pensi del Potere. Il monsignore togliendoselo fuori mi fa: guarda questo, è un cazzo rugoso, piccolo, nero, chi vuoi possa desiderarlo, eppure non sai quante persone si concederebbero al suo piacere per il mio favore. Il potere è quel meccanismo che intima alle qualità delle cose di modificarsi, di diventare altro. Trasforma la menzogna in verità. Così il mio gingillo piccolo è rugoso diventa l'asta trionfale della mascolinità, capisci? Regalare fottiglioni di soldi alle banche o fare sconti sulle tasse dei beni eclesiastici diventa una specie di atto dovuto, il crimine diventa giustizia e i mafiosi diventano i custodi della democrazia. Il potere è un'arte alchemica, sì è questo, e tutti coloro che sono sottomessi non sanno quanto meglio vivrebbero senza dover provvedere alle spese delle nostre orgie.

A quel punto non mi rimane che sperare che non lo sappiate mai.

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